Le ripercussioni del bleed sulla sessione e sul gruppo di gioco
Il bleed ha effetti diretti sulle persone che partecipano alla sessione di gioco. Quando le cose vanno bene, è anche per via di questa dinamica che si creano quelle situazioni forti e coinvolgenti che non riusciamo a spiegare facilmente a parole a chi non ha mai giocato di ruolo.
A volte, però, gli effetti possono essere sgradevoli e rovinare l’esperienza, senza necessariamente riuscire a mettere a fuoco cosa non ha funzionato. Non si tratta solo di aspettative diverse tra chi partecipa al gioco che possono mandare a monte una sessione o far perdere il coinvolgimento. Si tratta anche del come i rapporti tra le persone che fanno parte del gruppo possono esserne influenzati in maniera inaspettata.
Nel gioco di ruolo può succedere che mettiamo qualcosa di nostro in quello che facciamo, a volte senza renderci conto di quanto. Questo, al pari di qualunque altra interazione significativa al di fuori del gioco, ci influenza. Innesca in noi reazioni più o meno sentite a seconda di quanto siamo coinvolti. Per contro intuitivo che possa sembrare, anche il coinvolgimento che sperimentiamo tramite un personaggio fittizio può segnare una serata con gli amici al tavolo da gioco.
Nel momento in cui nel personaggio c’è qualcosa di nostro, anche a livello inconsapevole, può diventare più sottile il distacco tra noi e lui. Chi gioca può essere più sensibile, anche nella finzione, a situazioni che toccano sul vivo proprio quella parte di propria esperienza personale che è entrata nel personaggio.
L’alibi non è una scusa per comportarsi vigliaccamente
Come detto, l’alibi permette di legittimare e giustificare le scelte operate dal proprio personaggio. Lo permette in funzione delle regole che sono ritenute valide all’interno del cerchio magico.
Usare questa giustificazione per mettere in atto comportamenti abusivi nei confronti delle altre persone al tavolo di gioco non è mai accettabile. Anche se si agisce sul mondo di fantasia dentro il cerchio magico. Non dovrebbe essere tollerato in nessun contratto sociale. Certo: i personaggi possono essere tra loro in competizione, farsi del male, odiarsi o mettere in campo dinamiche pesanti, abusive e problematiche. È, tuttavia, importante ricordare le due riflessioni qui di seguito.
Le persone vengono prima del gioco
Le persone vengono sempre prima del gioco. È necessario ascoltarsi e ascoltare il gruppo; controllare se e come quello che si fa ha un impatto negativo sulle persone, prima che sui personaggi.
Nello spazio del gioco si può letteralmente giocare qualunque cosa, qualunque situazione a prescindere da quanto problematica o difficile sia. È nella natura emergente del gioco di ruolo non essere vincolati a un insieme di azioni predefinite. Il gioco di ruolo dà invece la libertà di poter scegliere cosa fare e dire tramite il proprio personaggio. I limiti si concordano e stabiliscono nel contratto sociale.
Il rispetto del consenso nel momento del gioco
Per poterlo fare, tuttavia, è sempre necessario che chi partecipa sia consapevole, informato e possa esprimere il proprio consenso in ogni momento del gioco. Un conto è giocare situazioni e dinamiche problematiche in maniera consapevole: spesso può essere interessante e coinvolgente farlo. Un altro conto invece è subirle a scapito dell’esperienza di gioco perché qualcuno si giustifica con la scusa di stare soltanto interpretando il proprio personaggio. Questa è una mancanza di rispetto verso le persone con cui stiamo giocando.