Qualche altro esempio
Un altro esempio spiacevole si può verificare nella situazione in cui un giocatore o una giocatrice vorrebbe tentare un approccio con un’altra persona al tavolo. In maniera più o meno insistente cerca di forzare quel rapporto tramite conseguenze sui personaggi in gioco, creando disagio. Questa situazione può prendere brutte derive. In particolare se la persona che forza questo tipo di interazione ricopre anche il ruolo di GM, quindi con maggiore autorità percepita al tavolo.
In maniera analoga, si può pensare alla situazione in cui il giocatore o la giocatrice prova gelosia. Dentro il modo di gioco, magari il personaggio di un’altra persona è particolarmente in sintonia con il personaggio del suo o della sua partner. Anche senza il bisogno che la relazione tra i personaggi sia di tipo romantico, la dinamica può innescare una risposta tesa tra giocatori, se ci sono problemi non chiariti tra loro.
Si tratta in tutti i casi di situazioni che possono sfociare in una situazione di abuso o di tensioni tra le persone che giocano. Per questo vanno gestite, perché non è detto che chi subisce queste dinamiche ne sia automaticamente consapevole.
Non basta il buon senso?
La risposta breve è “no”.
La risposta più elaborata si divide in tre parti.
La propria esperienza personale non è generalizzabile
Anche se si è sempre giocato senza sentire il bisogno di riflettere su questi argomenti, non significa che non servano in senso lato. L’esperienza personale a casa propria, col proprio gruppo di amici ben rodato, dove non si sono mai verificate incomprensioni serie, non è un esempio buono per descrivere una situazione più generale. Non è nemmeno un buon metro per dare per scontato di non aver mai preso sottogamba qualche situazione problematica senza rendersene conto.
In un gruppo di amici che comunica bene, probabilmente c’è l’abitudine di strutturare la conversazione, e quindi il gioco, in maniera chiara. Farlo in maniera inconsapevole, tuttavia, non aiuta a riconoscere i problemi quando si presentano.
La difficoltà di prendere decisioni accurate mente le cose stanno succedendo
Il buon senso non è necessariamente uno strumento affidabile per gestire le situazioni mentre stanno accadendo. Durante la concitazione o l’interazione problematica potremmo non renderci conto né di stare subendo una situazione che non ci sta bene, né di starla anche inavvertitamente creando. Potremmo non renderci conto dei problemi problemi causati sperimentati da qualcun altro al tavolo.
Per gestire una situazione problematica soltanto facendo affidamento sul buon senso senza altri strumenti, servono una buona lucidità, la capacità di capire bene cosa sta succedendo alle altre persone e la capacità di leggere tra le righe come chi gioca con noi esprime il proprio disagio. Ancora peggio, se non ci rendiamo conto di stare creando un problema perché dal nostro punto di vista siamo genuinamente convinti di essere nel giusto. O perché abbiamo interpretato diversamente un contesto non chiarito col gruppo.
Non è per niente scontato o banale. Non lo è nemmeno quando abbiamo a che fare con persone che pensiamo di conoscere molto bene, come gli amici di una vita.
Contesti sicuri, Non persone
Il punto è che non esistono persone sicure, ma solo contesti safer, cioè più sicuri. Contesti dove ci sono accordi, strumenti e procedure per tradurre in pratica il concetto che le persone sono sempre più importanti del gioco. Giocare in maniera sana, il più possibile sicura e soddisfacente per chiunque partecipi è un lavoro costante. Non è solo qualcosa che si ottiene con la buona volontà di poche persone ritenute sicure. Occorre riflettere e lavorare sulla cultura ludica nella quale ci riconosciamo come giocatori e giocatrici.
A proposito di contesti, il Progetto Spazio Sicuro offre spunti di riflessione interessanti.