Non esistono persone sicure, ma solo contesti più sicuri di altri
Le persone sbagliano. Anche le migliori, più consapevoli e ritenute sicure. Quando sbagliamo, a volte feriamo altre persone intorno a noi.
Usare strumenti e procedure che sono pensati per gestire queste situazioni non significa necessariamente evitare che qualcuno si faccia male. Comporta prendere coscienza che per limitare o prevenire i danni derivanti da interazioni problematiche e per creare un ambiente e un gruppo di gioco più sicuro e sano servano una serie di attenzioni. Queste attenzioni sono il presupposto per minimizzare le situazioni in cui capiterà di farci male; oppure per far sì di non farci più male di quanto siamo disposti eventualmente a tollerare in un dato contesto di gioco e sociale.
Il cosiddetto buon senso può essere uno strumento utile per pianificare in anticipo come gestire le eventuali situazioni problematiche o difficili. Per farlo con calma e tempo, prima di trovarsi in una situazione di gioco dove il coinvolgimento e il bleed possono giocare brutti scherzi.
Diverse tecniche e meccaniche di sicurezza o di sostegno alla conversazione servono proprio a questo scopo: dare strumenti su cui sono già state fatte riflessioni che aiutano a gestire situazioni laddove il buon senso o la mera attenzione potrebbero non bastare.
Ma dai, la fai troppo seria
Invece no. Questo articolo racconta di una sessione di Cuori di Mostro dove l’autore che scrive non si era minimamente reso conto di stare mettendo in gioco era una violenza sessuale. Almeno finché come gruppo non ne hanno parlato.
Questa situazione del non rendersi conto di stare mettendo in scena una violenza sessuale, per altro, è capitata anche a un tavolo dove io giocavo nel ruolo di MC per lo stesso gioco. Un giocatore non si era accorto che stava mettendo in scena una violenza sessuale ai danni del suo personaggio finché non gli ho comunicato che non si sarebbe attivata la meccanica di gioco relativa all’intimità in quel contesto (si tratta di una meccanica specifica di Cuori di Mostro). Gli ho quindi chiesto se gli stava bene giocare una scena di violenza. Rimase perplesso e stupito. Era l’unica persona al tavolo a non essersene accorta.